“Signora della Bassa”: così viene chiamata l’antica Soranea, oggi Soragna, adagiata nella fertile pianura parmense, nelle immediate vicinanze del torrente Stirone, in quella fetta di territorio narrata da Giovannino Guareschi, compresa tra Appennino e Po, dove hanno origine gli immortali cori verdiani.
Territorio abitato fin dal periodo Neolitico, subì il passaggio di antichi dominatori sino al medioevo, quando divenne prima feudo imperiale dei marchesi Lupi, poi principato del Sacro Romano Impero dei Meli Lupi.
Soragna è celebre per la sua rocca, costruita nel 1385 dai principi Meli Lupi, ed appartiene tuttora ai discendenti. Il “maniero inespugnabile”, come veniva definito allora, è ricco di affreschi, stucchi ed arredi, opera di celebri artisti che qui si sono succeduti per oltre 600 anni, duranti i quali ha avuto origine la suggestiva leggenda del fantasma di Donna Cenerina: assassinata dal cognato nel 1573, si dice che il suo fantasma si aggiri nelle sale della rocca e il suo manifestarsi indicherebbe tristi presagi per la famiglia Meli Lupi.
La Rocca trasformata tra il XVI e il XVII secolo in elegante dimora nobiliare barocca , fu arricchita ulteriormente dagli architetti Angelo Rasori nel XVIII secolo e Antonio Tomba nel XIX e dotata di un grande parco all’inglese nel 1833, su progetto dell’architetto Luigi Voghera.
Al suo interno tra le numerose sale affrescate potete ammirare la Sala delle Fontane, con affreschi a grottesche di Cesare Baglione; la Sala Gialla, detta anche Sala di Nicolò dell’Abate, che reca al suo interno quattro affreschi riportati su tela raffiguranti scene mitologiche tratte dalla vita di Ercole. E poi ancora la Sala Rossa con sei paesaggi ovali del pittore Brescianino; la Sala degli Stucchi, caratterizzata dagli stucchi barocchi realizzati intorno al 1696 dai fratelli Ferdinando e Francesco Galli da Bibbiena , e la lunghissima Galleria dei Poeti, adornata da ritratti di famiglia e pregiato mobilio.
Oltre alla rocca, il tessuto urbano di Soragna presenta oggi emergenze architettoniche che datano dal XIV al XIX secolo, in gran parte realizzate grazie proprio alla munificenza dei feudatari del luogo. La chiesa della Beata Vergine del Carmine, con annesso convento dei Carmelitani, venne costruita nella seconda metà del Seicento mentre nella piazza principale sorge l’oratorio di Sant‘ Antonio da Padova, gioiello barocco realizzato su disegno di Francesco Galli detto “il Bibiena” sul finire del XVII secolo.
Si erge poco oltre, verso la Rocca, il monumentale Santuario della Sacra Famiglia: edificato tra il 1755 ed il 1769, presenta oggi un prezioso interno in cui spiccano la statua lignea della Madonna Addolorata di Lorenzo Aili e un importante organo costruito dai fratelli Serassi.
La fiorente comunità ebraica insediatasi a Soragna fin dal XVI secolo, impiantò una importante sinagoga dagli arredi di gusto neoclassico, oggi visitabile assieme al contiguo “Museo ebraico Fausto Levi”, che conserva al suo interno numerosi oggetti rituali antichi, tra cui un rotolo della Torah risalente al 1594, manti e fasce e un Siddur settecentesco con copertina in argento.
Il centro cittadino è raccolto tra il parco della rocca Meli-Lupi ed il rigoglioso giardino pubblico delle Rimembranze, e i tipici viali alberati conferiscono all’abitato in un’atmosfera verdeggiante, che porta alla ricerca del Parmigiano Reggiano, di cui Soragna ospita il Museo. Collocato all’interno del caseificio ottocentesco della Corte Castellazzi annessa alla Rocca Meli Lupi , il museo, inaugurato nel 2003, raccoglie una serie di oggetti, risalenti tra la seconda metà del XIX secolo e la prima del XX , legati alla produzione del Parmigiano-Reggiano.
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Sempre all’interno di uno degli edifici agricoli della Corte Castellazzi in continuità col “ Museo del Parmigiano-Reggiano ”, si trova invece il “Museo della civiltà contadina” con una vasta collezione di attrezzi e oggetti legati alla vita quotidiana e all’attività agricola delle campagne della bassa parmense . Tradizioni radicate sul territorio a vocazione ancora fortemente agricola tant’è che dal 1977 Soragna ospita la “ Mostra dell’artigianato, agricoltura e commercio”: per tre giornate nell’ultimo fine settimana di aprile , la cittadina di anima con esposizioni di macchine agricole d’epoca e moderne, animali da fattoria , modellismo , antiquariato , floricoltura , enogastronomia e altro ancora.
Appena fuori Soragna incontrate la piccola frazione di Diolo, con la sua imponente chiesa di Santa Caterina d’Alessandria. Edificata originariamente nei primi anni del XVI secolo , la chiesa fu abbattuta nel 1914 in quanto pericolante, conservando soltanto il campanile; ricostruita in stile neogotico con le sue alte guglie e vetrate policrome alcune centinaia di metri più a sud su progetto dell’architetto Alfredo Provinciali, fu completata nel 1917. Nel campanile della chiesa “vecchia” è stato realizzato il “Centro del Boscaccio Giovannino Guareschi”: il museo raccoglie una serie di oggetti, testimonianze e scritti dedicati del papà di Don Camillo e Peppone, che in alcuni dei suoi racconti aveva descritto proprio il podere Boscaccio di Diolo, abitato dai suoi nonni.
E se durante la vostra visita vi viene sete, non vi resta che andare alla “Fontana della giovinezza” che si trova a Carzeto, frazione a pochi chilometri da Soragna: un pugno di case, una chiesa, una piazza. E al centro della piazza, la fontana. Nel 1933 i carzetani lamentavano la scarsità d’acqua e il comune deliberò la realizzazione di un pozzo. Un rabdomante di S. Secondo, si dice un po’ mago e un po’ scienziato, individuò una falda acquifera e, appena perforato il terreno, sgorgò un getto abbondante che venne contenuto in una struttura in ghisa con quattro erogatori. In quei pochi metri quadri intorno ai rubinetti si respira l’anima di Carzeto, tanto fiera della sua sorgente della giovinezza da aver posto cartelli con il logo della fontana all’ingresso e all’uscita della frazione.