I musei delle Terre di Verdi vi aspettano. I musei raccolgono frammenti sparsi di memorie che messi insieme raccontano la nostra storia: acquisiscono, conservano, studiano le testimonianze di un territorio. Arte, cultura, natura, musica e cibo: sì perché nelle Terre di Verdi anche l’enogastronomia ha una storia radicata nei secoli. Ed ecco allora tante mete e proposte per tutti.
Ecco alcuni consigli per …
PER CHI AMA LA BUONA TAVOLA E LA SUA STORIA
Soragna ospita il museo dedicato al Re dei formaggi, che ha sede nello storico caseificio ottocentesco, all’ombra della Rocca Meli-Lupi, a pochi passi dalla piazza del paese. Oltre 120 oggetti, databili tra il 1800 e la prima metà del Novecento, e un centinaio di immagini, disegni e foto d’epoca illustrano, all’interno di un edificio adibito per secoli alla produzione del formaggio, le tecniche di trasformazione del latte, le fasi della stagionatura e della commercializzazione e il ruolo fondamentale del Consorzio del Parmigiano Reggiano a tutela della qualità.
Ospitato nel complesso dell’Antica Corte Pallavicina di Polesine, una location che si staglia in uno scorcio di Bassa dominata dal suono del Grande Fiume, il Po, là dove la nebbia è un ingrediente essenziale del gusto. Il percorso museale presenta, uno dopo l’altro, i protagonisti della vicenda del Culatello. Primo fra tutti il territorio, senza il quale il regale salume non potrebbe esistere, al pari di sua maestà il maiale. Interessanti gli approfondimenti sul maiale nero tipico del Parmense e sul suo recupero.
Sorge a San Secondo, a pochi passi dalla Rocca dei Rossi è stato allestito lo straordinario Museo Agorà Orsi-Coppini: un percorso dedicato all’olivo e all’olio tra piante secolari, antichi frantoi e attrezzature di produzione, e che riporta alla memoria la tradizione dimenticata dell’olivo nel parmense. Il museo grazie a un percorso guidato consente al visitatore di ammirare svariati macchinari di lavoro utilizzati in diverse epoche nell’arte olearia, partendo dai sistemi più antichi a quelli più recenti.
Il museo si trova a Zibello, nell’ex convento dei Domenicani, che raccoglie la storia, i saperi del mondo agricolo, oggetti e ricordi della vita in campagna dalla seconda metà dell’Ottocento al Novecento. Si presenta suddiviso in sezioni dove trovano sviluppo singoli temi: la cucina; la “porta morta” (era quell’ambiente tipico delle case rurali che serviva da tramite fra l’aia, la stalla e l’abitazione colonica); la cantina; le attività artigianali. Ognuna di queste aree è narrata attraverso oggetti che tanti adulti di oggi, ma soprattutto i bambini, non conoscono.
A Soragna, in Corte Castellazzi, si trova il “Museo della civiltà contadina” con una vasta collezione di attrezzi e oggetti legati alla vita quotidiana e all’attività agricola delle campagne della bassa parmensa.
PER CHI AMA SCOPRIRE LE TRADIZIONI
Appena fuori Soragna si incontra nella piccola frazione di Diolo, il “Centro del Boscaccio Giovannino Guareschi”. Ospitato nel campanile della chiesa vecchia della frazione, abbattuta nel 1914 , il museo raccoglie una serie di oggetti, testimonianze e scritti dedicati del papà di Don Camillo e Peppone, che in alcuni dei suoi racconti aveva descritto proprio il podere Boscaccio di Diolo, abitato dai suoi nonni.
Un tempo i paesi della bassa spesso ospitavano piccoli cinematografici, a volte ricavati nei saloni parrocchiali, luoghi di incontro e di svago per gli abitanti, poi col tempo andati in disuso. A Zibello nel Convento dei Padri Domenicani, al primo piano si trova il Museo “Il cinematografo”: un luogo dove il tempo sembra essersi fermato e dove sono ospitati anche diversi strumenti del pre-cinema, come dispositivi ottici e diaporami. Ogni stanza contiene pezzi se non unici, rarissimi e perfettamente funzionanti. Come un prassinoscopio francese del 1827, grammofoni degli anni ‘20 decorati a mano, lanterne magiche in rame.
PER GLI AMANTI DELL'ARTE
La campagna di Fontanellato custodisce una sorpresa, un vero labirinto. Il grande parco, modellato dall’estro e dalla volontà dell’editore Franco Maria Ricci, ospita il più grande labirinto esistente al mondo, composto interamente di piante di bambù (in totale sono circa 200 mila), alte tra i 30 centimetri e i 15 metri, appartenenti a venti specie diverse: un percorso in cui inoltrarsi e perdersi per fantasticare e riflettere, accanto ad importanti spazi espositivi dove sono allestite mostre e si svolgono eventi culturali
A pochi chilometri dalle Terre di Verdi, vicino a Traversetolo sorge la Fondazione Magnagni Rocca. Nella bellissima cornice di un parco secolare all’inglese, popolato da maestosi pavoni e decine di specie di piante e arbusti rari, si trova la “Villa dei Capolavori”, sede della Fondazione Magnani Rocca. La Villa ospita la prestigiosa collezione che Luigi Magnani, scrittore e critico musicale (1906-1984), mise insieme durante la sua vita. Dal Medioevo alle avanguardie del XX secolo, i nomi che si incontrano visitando le sale della Villa sono quelli di Gentile da Fabriano, Filippo Lippi, Dürer, Tiziano, Rubens, Van Dyck, Goya, Canova, Bartolini, Monet, Renoir, Cézanne, De Chirico, De Pisis, Morandi, Manzù, Burri, Hartung.
PER STARE ALL'ARIA APERTA
Vedere scheletri di balene e delfini? Fossili di milioni di anni? Immergersi nella biodiversità dei fondali marini? Dove ? Al MuMAB, che si trova a San Nicomede, fra Salsomaggiore e Fidenza nel Parco dello Stirone e del Piacenziano. I suoi reperti costituiscono la più importante collezione esistente del Bacino Padano. Il museo racconta la storia dell’antico mare padano, della balenottera ritrovata dal paleontofilo salsese Raffaele Quarantelli e delle tante altre specie che hanno abitato il territorio del Parco dello Stirone nel corso dell’evoluzione.
PER GLI APPASSIONATI DELL'OPERA VERDIANA
A Roncole Verdi, vicino a Busseto, sorge la Casa natale di Giuseppe Verdi, un modesto edificio, adibito anche a posteria, dove il padre del piccolo Giuseppe gestiva un’osteria con annessa bottega di generi vari e la madre faceva la filatrice. Grazie all’importante opera di recupero, la casa non manca di commuovere i visitatori, al pensiero dei trionfali traguardi raggiunti dal compositore. Egli però, non dimentico delle proprie origini, scriveva nel 1863: “Sono stato, sono e sarò sempre un paesano delle Roncole”. Oggi la casa è stata trasformata in museo che raccoglie alcuni degli oggetti di uso domestico della famiglia e le memorie del maestro di Busseto e dove è disponibile un percorso multimediale di approfondimento.
Il museo si trova a Busseto ed è un tappa obbligatoria nel percorso di visita dei luoghi verdiani. Qui il giovane Giuseppe Verdi ebbe la sua prima formazione musicale ed affettiva. Lo storico salone, sede della Filarmonica Bussetana fondata da Antonio Barezzi, accolse le prime composizioni ed esibizioni pubbliche di Verdi studente e poi giovane maestro. Vide anche il sorgere dell’amore per Margherita, figlia del signor Antonio, che diverrà la prima moglie di Verdi.
TEMPORANEAMENTE CHIUSO – Sempre a Busseto, Villa Pallavicino ospita il “Museo nazionale Giuseppe Verdi”. Le 27 opere del “Cigno di Busseto” sono rappresentate lungo un percorso storico con riproduzioni delle scenografie originali di Casa Ricordi e ricostruzione di ambienti ottocenteschi con le quadrirerie di Hayez. Sotto splendide luci teatrali, ascoltando le musiche immortali di Giuseppe Verdi, il visitatore percorre un suggestivo itinerario ideato dallo scenografo e regista Pier Luigi Pizzi.
All’interno invece delle antiche Scuderie di Villa Pallavicino, è allestito il Museo “Renata Tebaldi”, sede di un affascinante percorso sul patrimonio del melodramma italiano. All’interno sono esposti oggetti, abiti, gioielli appartenuti a colei che Arturo Toscanini chiamò “Voce d’angelo” nonché documenti, immagini, testimonianze di celebri artisti e colleghi della Tebaldi.
TEMPORANEAMENTE CHIUSO – Appena fuori Busseto, sempre per rimanere in tema “ verdiano”, a Sant’Agata di Villanova sorge Villa Verdi. È questa la dimora che il Maestro abitò negli anni della maturità. Intatta negli arredi e ricca di cimeli, fu Verdi stesso che eseguì di proprio pugno gli schizzi del progetto di ampliamento e dette indicazioni per la scelta dei materiali da utilizzare fino a farla diventare come egli volle e come oggi noi la vediamo.
DA SCOPRIRE IN CENTRO A FIDENZA
Ospitato dal 1989 nel palazzo delle Orsoline si è costituito grazie all’incessante passione collezionistica per il Risorgimento di Nullo Musini, figlio del garibaldino fidentino Luigi. La collezione è stata ampliata con documenti appartenenti all’Archivio Comunale e donazioni di altri fidentini, quali Nino Denti, Benito Mattioli e la famiglia Chiari di Parma. Il percorso museale, in ordine cronologico, prende avvio con oggetti e documenti legati a Napoleone e Maria Luigia, per proseguire nelle sale successive con il periodo di dominazione borbonica, i moti risorgimentali, le tappe dell’unità d’Italia attraverso le immagini dei suoi protagonisti, le sale dedicate a Giuseppe Verdi e a Luigi Musini, fino a toccare la prima guerra mondiale, la guerra di Spagna , la seconda guerra mondiale e la Resistenza.
Il Museo del Duomo di Fidenza, con ingresso nei pressi dell’abside, fu inaugurato il 30 ottobre 1999, dopo lavori di ammodernamento e adeguamento tecnico condotti in vista del Grande Giubileo del 2000. È suddiviso in due sezioni ospitate all’interno del Palazzo vescovile e nel Matroneo nord della Cattedrale. Conserva ed espone collezioni di grande pregio: un patrimonio di sculture, dipinti, arredi liturgici, oreficerie e paramenti formatosi nel tempo grazie ai colti committenti e ai doni che pellegrini e personaggi d’alto rango lasciarono al Duomo, dov’erano giunti per venerare le reliquie del santo martire Donnino.