La scultura di un grande maestro del Medioevo, il sepolcro di un misterioso cavaliere templare e la tomba di un duca, probabilmente assassinato. Sicuramente tre buoni motivi per visitare Fontevivo, passeggiando sulle orme del mistero. Anticamente zona paludosa, il toponimo (dal nome latino Fons- Vivus) deriva dai numerosi fontanili che, un tempo, scaturivano nei dintorni.
L’importanza storica dell’abitato è legata alla presenza dell’abbazia cistercense che venne fondata nel 1142 da dodici monaci provenienti dalla vicina Abbazia di Chiaravalle della Colomba. L’ Abbazia di Santa Maria di Vivofonte ( questo il nome del complesso architettonico) venne fondata per volere del vescovo di Parma Lanfranco e del marchese Delfino Pallavicino su un terreno per lo più paludoso: fu bonificato e reso produttivo grazie allo zelo dei frati, i quali, guidati dall’abate Viviano, portarono avanti i lavori di costruzione di un complesso che, oltre alla chiesa, comprendeva anche una biblioteca, una cucina, un refettorio, una dispensa e numerosi dormitori disposti attorno ad un chiostro quadrato. Nel 1546 l’abbazia passò nelle mani dei monaci benedettini, che ne tennero la giurisdizione spirituale fino al 1892.
La chiesa, che ancora oggi conserva l’originario aspetto romanico, è edificata interamente in mattoni dal caratteristico colore rosato, ha pianta a croce latina e presenta al suo interno tre navate con volte a crociera e colonnati. Essa ospita una Madonna col Bambino, conosciuta come “Madonna della rosa” per il fiore che tiene nella mano, in marmo rosso di Verona attribuita allo scultore Benedetto Antelami, uno dei più importanti artisti del Medioevo, autore del Battistero di Parma e in parte del Duomo di Fidenza. All’ interno dell’ abbazia si trova la tomba di un cavaliere templare, fatto piuttosto raro se si pensa che i Templari furono perseguitati dalla Chiesa. Si tratta di Guido Pallavicino, morto nel 1301, e a coprire la sua tomba è una lastra in cui è riportato il cavaliere stesso vestito della sua armatura.
I Templari come si sa, erano strettamente legati a figure di matematici, astronomi ed architetti e non a caso l’abbazia, ordinata dalla stessa famiglia di Guido Pallavicino, reca una struttura geometricamente particolare. Infatti il 15 agosto di ogni anno la luce che penetra dal rosone andrebbe a colpire una particolare lunetta dedicata alla Vergine. Alla Madonna era un tempo dedicata la chiesa, passata poi a San Bernardo nel XV secolo e alla Madonna erano devoti i Templari. Inoltre la chiesa è stata concepita sui parametri di Chiaravalle della Colomba, a ulteriore dimostrazione del legame di Bernardo da Chiaravalle con i cavalieri Templari, da lui sempre non solo difesi ma anche stimati.
Accanto a Guido Pallavicino vi è la tomba di Ferdinando di Borbone, ultimo duca di Parma, morto a Fontevivo il 9 ottobre 1802, e qui seppellito in un’arca in marmo. Nell’urna è racchiuso il corpo del duca, mentre il cuore è conservato nella cripta della Chiesa della Steccata a Parma. Una morte la sua avvolta nel mistero. Pare che al termine di una visita a Colorno si sia sentito male dopo aver bevuto una limonata. Dopo giorni di agonia morì, confermando il sospetto di avvelenamento da parte dei Farnese, dato che già qualche tempo prima aveva subito un attentato fallito, sempre al Palazzo di Colorno. L’autopsia non trovò tracce di veleno, ma ciò non scagiona totalmente i suoi nemici che consideravano il fatto come un “infausto avvenimento”.
Adiacente alla chiesa si trova il Convento, che ospitava gli ambienti per i frati e gli edifici per le numerose attività che vi facevano capo. Nel XVIII secolo, l’edificio venne ristrutturato ed ampliato dai Duchi di Parma per trasformarlo in un Collegio, destinato ad ospitare i nobili rampolli delle maggiori famiglie provenienti da tutta Europa, che trascorrevano a Fontevivo la cosiddetta “villeggiatura estiva”. Oggi rimangono la chiesa, sconsacrata, e il parco del convento, restaurati e riaperti al pubblico. Di recente sono stati recuperati l’immagine della Madonna in controfacciata e il ciclo di affreschi sulla volta attribuiti al pittore Cesare Baglione.
Merita una visita, sempre nel centro storico di Fontevivo, la Chiesa del Convento dei Padri Cappuccini, voluta all’inizio del XVII secolo dal duca Ranuccio I Farnese. Arricchita di una preziosa dotazione di arredi ed opere, tra cui alcune tele di Bartolomeo Schedoni e affreschi sul tema della Passione di Cristo, con la soppressione napoleonica di conventi e monasteri il complesso venne spogliato e chiuso al culto. Il convento venne poi raso al suolo.
Appena fuori Fontevivo trovate il piccolo abitato di Castelguelfo che deve il nome all’imponente maniero che sorge lungo l’asse della Via Emilia. Accanto vi è la Chiesa di Santa Maria Maddalena, edificata in stile romanico probabilmente agli inizi del XIII secolo dai monaci benedettini francesi dell’ abbazia di Santa Maria Maddalena di Vézelay , in Borgogna ; modificata più volte nei secoli successivi, fu riportata in parte alle originarie forme nel 1935; all’interno conserva nell’abside alcuni affreschi risalenti al XV secolo.
A distanza di una decina di chilometri trovate Fontanellato con la splendida Rocca Sanvitale che conserva al suo interno un ciclo di affreschi del “Parmigianino” mentre nella campagna fra Fontevivo e Fontanellato vi imbattete nel Labirinto della Masone: un vero e proprio centro culturale nonché il più grande labirinto del mondo, realizzato per intero con piante di bambù, e creato dal genio creativo dell’ editore Franco Maria Ricci, recentemente scomparso. All’interno delle architetture del complesso, si trovano un museo, un centro culturale, un caffè, un ristorante, sale per mostre, e spazi all’ aperto per eventi.