Riedificata dal 1437 per volere di Orlando Pallavicino il Magnifico, presenta nella facciata pregiate decorazioni in terracotta di gusto lombardo, ricorrenti negli edifici bussetani del Quattrocento, prodotte probabilmente nella bottega di Jacopo de’ Stavolis a Polesine (1480-90 ca) su modelli di Rainaldo.
All’interno, rivestito a metà Settecento di stucchi rocaille, sono conservati importanti dipinti dei secoli XVI, XVII e XVIII, tra cui quindici tondi con i Misteri dei Rosario di Vincenzo Campi (1576-1581 ca) e affreschi con imponenti figure di Dottori della Chiesa di Michelangelo Anselmi (1538-39). Rimarchevoli sono l’altare maggiore con figure e intagli a finto bronzo dorato.
Eccezionale, ma attualmente non visitabile, è il Tesoro della Collegiata, costituito da sontuosi paramenti, corali miniati della fine del Quattrocento, da un piccolo trittico in avorio intagliato, ascrivibile agli inizi dei Quattrocento e attribuito alla bottega degli Embriachi e da splendide argenterie.
Di assoluto rilievo è la croce ostile in argento dorato, realizzato nel 1524 dagli orafi parmigiani Jacopo Filippo e Damiano Da Gonzate. Organista e maestro di cappella della Collegiata fu dal 1820 al 1833 Ferdinando Provesi. Alla sua morte l’appena ventenne Giuseppe Verdi sospese gli studi e tornò da Milano a Busseto, desideroso di succedergli, ma gli fu preferito – e senza concorso – Giovanni Ferrari di Guastalla.
In segno di protesta i membri della Filarmonica Bussetana, capitanati da Antonio Barezzi, rifiutarono di partecipare alle funzioni sacre e il paese si spaccò in due fazioni: pro e contro Verdi.
Per il testo si ringrazia lo IAT di Busseto